Pianta madre: chiamata anche Rosa di macchia o Rosa selvatica, è un arbusto appartenente alla famiglia delle Rosaceae. Originario dell’Europa e dell’Asia centrale, in Italia è frequente dal mare alla zona montana ; cresce nelle macchie, nelle radure, nei boschi radi . Può raggiungere un’altezza che varia da 1 a 3 con rami ricadenti. La droga è rappresentata dai ricettacolo ingrossato ( falsi frutti) liberato dai frutti e dai peli presenti .
Botanica: è un cespuglio che perde le foglie durante la stagione invernale . La forma delle foglie sul fusto è ovale con apice acuto e margine dentellato. I fiori hanno cinque petali di colore variabile dal bianco al rosa acceso. Il frutto è costituito da acheni ovali racchiusi nel ricettacolo che durante la maturazione diventa carnoso: in realtà è un falso-frutto chiamato cinorrodonte.
Principi attivi: Fattori vitaminici: Vitamian C ( acido ascorbico 0,5%) Vitamoina A , Riboflavina, Aneurina, Acido nicotinico.
Carotenoidi fino allo 0,05% .
Polifenoli: flavonoidi e tannini ( keucoantocianine e catechine)
Acidi Organici: malico e citrico
Impiego cosmetico: la ricchezza in fattori vitaminici ( acido ascorbico) e flavonoidi giustifica l’uso topico dei cinorrodonti di Rosa canina nel trattamento schiarente della pelle e protettivo per la presenza di flavonoidi e tannini
Storia e tradizione popolare:
E’ la bella principessa dei cespugli e delle siepi. I suoi grandi fiori fragili si accontentano di avere cinque petali e un cuore giallo, fremente di stami per rendere grazia alle fate della notte di San Giovanni. A mezzogiorno del solstizio d’estate è bene fermarsi davanti ad una Rosa canina carica di fiori e, a occhi chiusi, lasciarsi andare al profumo ricamato dagli insetti , associandosi alle lodi per la terra.(Pierre Lieutaghi)
E’ un cespuglio un pò scontroso , difende la sua riservatezza con il graffio delle sue spine sparse lungo i rami e con i peli irritanti e pririginosi dei suoi cinorrodonti che per questo venivano volgarmente chiamati anche “grattaculo”. Per queste caratteristiche erano ben conosciuti dai ragazzi di campagna di allora che si divertivano a gettarli nelle scollature degli abiti delle coetanee per dispetto. I frutti freschi, svuotati, pestati e passato al frullatore, costituiscono una efficace mascheda di bellezza tonificante . Il nome “canina” della specie deriva dal greco Kyon= cane perchè si credeva che la radice di questo arbusto fosse efficace contro la rabbia canina.
G. Proserpio, A.Martelli e G.F. Patri:” Elementi di Fitocosmesi” ed. Sepem – 1982
R. Della Loggia:”Piante officinali pe rinfusi e tisane” ed.OEMF – 1993
Da Fitocose