Pianta Madre: è una pianta erbacea perenne , appartenente alla famiglia delle Apiaceae. Originaria dei paesi asiatici come  India e Indonesia,  viene coltivata estesamente in Madacascar . La droga è rappresentata dalle parti aeree (foglie)  la cui forma dà anche il nome alla pianta di  “scodella d’acqua”.

Botanica: ha foglie basali sono tonde, renifirmi , picciolate di colore verde vivo che si sviluppano su un lungo gambo che diparte da radici aeree ( stoloni). Il  fusto è rampicante, glabro e radicante ai nodi. Le infiorescenze ad ombrella con 3-4 fiori sono di colore violaceo Cresce spontanea lungo i corsi d’acqua

Principi attivi: saponine triterpeniche rappresentate dall’ Asiaticoside e Madecassoside,  acido Asiatico e Madecassico, tannini, flavonoidi ( Quecetolo, Kampferolo) , fitosteroli ( beta-Sitosterolo e Stigmasterolo)

Impiego cosmetico: l. Le saponine triterpeniche proteggono i cheratinociti epidermici da stress ossidativo, regolano e normalizzano il processo di cheratinizzazione , ristorano la barriera naturale protettiva dell’epidermide. E’ stato anche dimostrata un’ attività antiaging da parte dell’Asiaticoside nel minimizzare le piccole rughe nella regione cutanea periorbitale comunemente denominata  ” zampe di gallina”. Nel caso di cellulite l’estratto di Centella aiuta la pelle a contrastare i disturbi legati alla circolazione sanguignae  e a ritrovare il giusto tono elastico attraverso l’incremento dell’l’attività dei fibroblasti  ( GAG, Glucosaminoglicani ecc ) con la sintesi di nuovo collagene all’interno del tessuto vascolare.

Storia e tradizione popolare:
Uno dei più grandi studiosi della Centella, il malgascio Ratsimamanga, sperimentò l’estratto di Centella nel trattamento della lebbra, del lupo eritematoso, delle ulcere e gli eczemi. Oggi le saponine della Centella sono usate soprattutto come cicatrizzante e rinforzante del tessuto connettivo. In India è nota anche come “erba delle tigri” in quanto racconti  locali tramandati da generazioni , narrano che le tigri si nutrono di quest’erba  e si strofinano su di essa quando sono ferite.
autore: Porto Pietro

Bibliografia:
P.Poggi:” Fitocosmesi” ed A Oriente – 2010
G. Proserpio:” L’Ossicrizio”  ed. L’Erbolario –  1999

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