I MARCHI DELLA COSMESI CERTIFICATA : che bella bioconfusione !!

La legge 713 che regola il settore cosmetico non fornisce una definizione specifica di  prodotto naturale  : per legge tutti i prodotti sono cosmetici e devono  rispettare le  stesse regole .

I diversi disciplinari privati per la cosmesi naturale , ecologica-biologica sono stati creati in questi anni per sopperire alla mancanza di una definizione ufficiale di questi cosmetici

Ciò che oggi distingue il cosmetico naturale  è la presenza nella confezione di un richiamo preciso alla naturalità degli ingredienti attraverso un apposito marchietto che identifica un organismo di controllo . Non esiste tuttavia un marchio unico ma esistono tanti enti privati di certificazione  che hanno un proprio disciplinare . Se per l’alimentare biologico esistono criteri di coltivazione , allevamento e lavorazione definiti dal regolamento 834/2007 CE,  per la cosmesi le cose non sono ben definite per il fatto che non tutti i tipi di formulazione cosmetica si prestano ad essere composti da soli ingredienti da coltivazione biologica e spesso neanche di provenienza vegetale .

Ciò che caratterizza il cosmetico bio è l’esclusione di molti ingredienti di sintesi in particolare di quelli di provenienza petrolchimica con liste negative o positive che cambiano a seconda dell’ente certificatore considerato
Se si escudono gli oli minerali perché possono essere egregiamente sostituiti con oli , burri e cere vegetali .per altre classi di di ingredienti trovare dei sostituti risulta più difficile con le conoscenza attuali . Infatti sono ammesse dai vari disciplinari alcune molecole di sintesi come i conservanti,  profumi e aromi  ecc, Per altri tipi di cosmetici invece la versione naturale biologica non esiste come per es. le tinture permanenti per capelli.

Fra i principali marchi europei sono da ricordare ICEA, CCPB in Italia , Ecocert in Francia , BDIH in Germania, Soil Association in Gran Bretagna.
Si tratta di associazioni nate per certificare il biologico alimentare e che nel tempo hanno sviluppato sistemi di certificazione autonomi ma spesso diversi tra di loro.
Purtroppo la presenza di questa pluralità di enti privati di controllo sta creando una competizione sugli standard che confonde il consumatore , genera sfiducia e non migliora la qualità dei prodotti
La competizione dovrebbe basarsi  sulla funzionalità dei prodotti , sul rapporto qualità/prezzo e la devono fare le aziende e non gli organismi di controllo .C’è anche un responsabilità degli enti di certificazione che non riescono a finalizzare il proprio impegno e talvolta sembrano interessati solo a difendere la loro fetta di mercato senza guardare al lungo periodo con il risultato che il consumatore non  ha ancora ben compreso come si applichi il concetto di biologico né il valore della certificazione ed è più attratto dai claim legati al concetto di naturale piuttosto che dal bollino del biologico

Qualcosa di nuovo finalmente?
Nel 2005  le principali associazioni europee hanno intrapreso un cammino comune che ha dato vita ad un unico disciplinare:il  Cosmos Standard .

Finalmente allora ….tutti d’accordo ?
 No ……e dispiace dirlo perché le cose non stanno andando nel verso giusto . Infatti  alcune aziende cosmetiche tedesche che avevano inizialmente partecipato al progetto comune  Cosmos hanno cominciato a disertare le riunioni dello standars  europeo ed hanno dato  vita ad un nuovo disciplinare chiamato Natrue Label.
Vediamo allora in sintesi quali sono le principali caratteristiche e differenze tra  questi standard

Cosmos standard
Nel disciplinare europeo Cosmos sono previsti:
1) la promozione dell’uso di prodotti da agricoltura biologica
2) riduzione della componente petrolchimica all’interno di ogni formula ad un max del 2%

3) uso delle risorse naturali nel pieno rispetto dell’ambiente

4) lo sviluppo del concetto di Chimica verde rispetto ai classici processi di sintesi, imponendo entro il 2015 la sintesi di derivati naturali da materie  prime biologiche

5) divieto di ingredienti OGM
6) divieto di estratti vegetali derivanti da piante che compaiono nelle liste europee ed internazionali delle specie protette ( rif. Convenzione di Washington e convenzione di Berna)  
7) divieto di utilizzo di materie prime estratte da animali vivi  o macellati
8) sono ammessi ingredienti  animali prodotti dagli stessi come miele, latte ecc.

9) ridurre nei limiti del possibile il danno ambientale causato dal packaging primario e secondario

In pratica Cosmos standard ammette 5 categorie di ingredienti  di una formula che sono:
-Acqua

-Ingredienti minerali

-Ingredienti vegetali ottenuti attraverso trasformazione fisica  con preferenza per  quelli che  provengono da coltivazione biologica

-Derivati vegetali ottenuti da ingredienti vegetali che hanno subito una trasformazione attraverso una sintesi chimica ammessa

Inoltre all’interno del Cosmos viene applicato il principio di precauzione verso quei composti che presentano un potenziale  rischio  per la salute o per l’ambiente come per esempio le nanoparticelle insolubili con diametro inferiore a 100 nm
Il Cosmetico bioecologico secondo Cosmos standard presenta due livelli di certificazione
Potrà  valersi del logo “Cosmos Organic”  se presenta un minimo del 20% di materie prime di origine biologica in formula oppure solo del logo “Cosmos Natural”  se non raggiunge alti livelli di biologico ma è composta da materie prime naturali. Per entrambi i livelli di certificazione  il calcolo del biologico secondo Cosmos include anche l’acqua nel conteggio percentuale .

Natrue Label
A dare vita allo standard Natrue Label sono state alcune aziende cosmetiche  tedesche che avevano solo inizialmente partecipato al progetto Cosmos ma che poi hanno abbandonato per seguire una loro strada.
Lo scopo della nascita di questo disciplinare è quello di offrire al consumatore prodotti di alta qualità ,efficaci e gradevoli  che secondo lo standard Natrue possono essere ottenuti  solo ricorrendo a materie prime naturali identici o quasi naturali  
L’utilizzo di queste sostanze sintetiche identiche a quelle naturali deve essere limitato ai casi in cui le sostanze naturali non possono per ragioni tecniche essere ottenute da materiale organico .

Vediamo in sintesi le caratteristiche principali di questo disciplinare
1) le sostanze quasi naturali presenti devono trarre la loro origine solo da sostanze naturali con  l’esclusione dell’olio minerale
2) classificazione dei processi di produzione ammessi per le varie classi di sostanze naturali, quasi naturali e naturali identiche

3) presenza di una lista positiva di sostanze naturali,sostanze quasi naturali e sostanze naturali  identiche
4) i processi di sintesi chimica devono presentare un minimo di reazioni intermedie
5) le materie prime quasi naturali devono possedere delle proprietà ambientali che ne asssicurino  l’ecocompatibilità

6) indicazione dei livelli minimi richiesti per le sostanze naturali e le sostanze naturali di origine biologica

7) definizione dei livelli massimi consentiti per le sostanze quasi naturali

8) uso dei conservanti , pigmenti e minerali natural identici purchè presenti nell’elenco della  certificazione

Natrue label si compone di ben 3 livelli di certificazione:
Cosmesi naturale” , “Cosmesi naturale con parti biologiche”  e “Cosmesi biologica

Facendo un confronto tra  Cosmos e Natrue label , il primo  prende in considerazione la reale quantità di bio nella formula , il secondo ,escludendo l’acqua e minerali dal conteggio ,  ottiene valori di biologico molto più elevati rispetto a Cosmos.
Altra differenza è che Natrue ammette la presenza di ingredienti completamente sintetici ma definiti naturali .In più Cosmos definisce dei limiti di tossicità acquatica delle materie prime utilizzate pur senza definire nei particolari un sistema di calcolo, cosa che invece in Natrue non compare. Facciamo ora un esempio  di formula di una Emulsione e  confrontiamo i due metodi di calcolo:

Formula
Derivati vegetali
Polyglyceryl oleate…………………..1,5%
Coccoglucoside………………………1,6%
Sorbitan olivate……………..………..1,5%
Glycerin……………………………………2%

Da agricoltura biologica*
Butyrrospermun parkii  butter*…2%
Theobroma cacao butter* ………2%
Helianthus annuus seed oil*…….13%
Alcohol*……………………………..…10%
Lavandula hybrida  oil*……………0,3%V

Vegetali
Rosa canina oil……………………….1,3%

Conservanti
Potassium sorbate…………….……0,3%
Sodium benzoate……………..….….0,2%

Secondo il calcolo di Cosmos abbiamo:Acqua inclusa, percentuale di ingredienti naturali sul totale del prodotto = 99.5%
Percentuale di ingredienti biologici sul totale reale del prodotto =27,3%

Secondo il calcolo di Nutrue :Acqua esclusa, percentuale di ingredienti naturali sul totale del prodotto = non richiesto.Percentuale di ingredienti biologici sul totale reale del prodotto  escluso l’acqua=78,35%



Ecolabel
La gestione di questo marchio è affìdata al Comitato dell’Unione europea per il marchio di qualità ecologica che è composto dagli organismi competenti , da rappresentanti delle associazioni ambientaliste, dai consumatori e dall’industria.
Viene concesso a prodotti e servizi che rispettano criteri ecologici e prestazioni stabiliti a livello europeo in base ad una valutazione dell’impatto del prodotto .
Nel valutare la formulazione di un certo cosmetico , Ecolabel non indaga tanto  sull’origine delle materie prime quanto si interessa sul  loro impatto ambientale in particolare sull’ambiente acquatico con particolare attenzione a ciò che succede dopo che è stato immesso nell’ambiente con il risciacquo. Ecolabel infatti prende in considerazione solo i cosmetici da risciacquo sia per uso personale che  professionale , perché proprio questi hanno il maggior impatto dovuto alle grandi quantità riversate nell’ambiente. . Da molto tempo l’unione europea si occupa di individuare criteri specifici per classificare i prodotti immessi nell’ambiente in masse ingenti : una ricerca ha stimato una quantità pari a 5100 tonnellate al giorno di prodotti consumati che si riversano in mare ,
I criteri su cui si fonda la valutazione dei cosmetici con marchio Ecolabel è il calcolo del CVDTox ovvero del  Volume Critico di Diluizione che rappresenta nient’altro che  il volume di acqua necessario per diluire un’unità funzionale di prodotto sino al livello in cui non sia più evidenziabili effetti nocivi nell’ambiente acquatico .
E’ in pratica una misura diretta dell’impatto ambientale di un ingrediente calcolata secondo un algoritmo che combina 3 parametri: la Quantità di ogni ingrediente della ricetta, il  Degradetion Factor vale a dire la biodegradabilità dell’ingrediente della formula in ambiente aerobico e anaerobico e il Toxicity Factor che corrisponde alla tossicità cronica sugli organismi acquatici .Il CVDTox è dunque un valore che tiene conto della percentuale in peso  peso dell’ingrediente nella formula , della sua tossicità e della sua velocità di degradazione nell’ambiente. In pratica una molecola anche poco tossica nei confronti degli organismi acquatici ma scarsamente biodegradabile vuol dire che permane a lungo nell’ambiente e genera un certo tipo di pericolosità dovuto alla tendenza all’accumulo, Stessa cosa per una molecola prontamente biodegradabile ma tossica  risulta nociva e pericolosa.

Il prodotto di questi 3 fattori fornisce il valore per ciascun componente che si va a sommare a quello di tutti gli altri per ottenere il CVDTox totale.Per ciascuna categoria di prodotto da risciacquo ( Shampo, Bagno schiuma, sapone liquido ecc.) questo valore deve essere compatibile con quanto stabilito  dal marchio Ecolabel.
Il risultato è che vengono ammessi ingredienti che sono vietati dalle certificazioni finora esaminate come per esempio i Siliconi o il Sodium lauerth sulfate . Questo perché Ecolabel vuole premiare  la qualità del prodotto in termini performanti come l’efficacia, la gradevolezza e la sensorialità in modo che il basso profilo di impatto ambientale rappresenti un valor aggiunto.L’unica pecca è che non tutte le sostanze che si trovano sul mercato sono fornite dei dati necessari per il calcolo del CVDTox e che Ecolabel non prende nella giusta  considerazione la naturalità degli ingredienti che vengono utlizzati.


Fitocose : il Codice verde
E’ dal 2002  che l’azienda in oggetto è  sotto il regime di controllo da parte di ICEA  come laboratorio di produzione.
La decisione di seguire la via dell’ autocertificazione  è nata da diverse esigenze di ordine pratico-economico .
Quando si è sottoposti ad un regime di controllo esterno , esistono delle regole molto rigide sulle variazioni di formula di un prodotto certificato ed ogni  cambiamento anche banalissimo come la sostituzione di un olio vegetale con un equivalente biologico , deve essere approvato dalla commissione scientifica preposta al controllo con notevole perdita di tempo e denaro .
Gli organismi di certificazione non tengono conto che le aziende cosmetiche bioecologiche  stanno vivendo una fase molto delicata del loro sviluppo,   dove poter  operare in modo più flessibile e creativo , con aggiustamenti e aggiornamenti es. l’aumento della quota del biologico , dà sicuramente dei vantaggi in termini di funzionalità e presentazione del prodotto.
Poi il continuo adeguamento alle normative europee im materia di cosmesi bioecologica dettano regole e scelte che un’azienda attenta deve poter fare in tempi stretti , vedi il caso recente del Sodium benzoate,  considerato  un irritante da i vari movimenti di opinione ma  presente nelle liste positive dei conservanti di molti marchi di certificazione , il Phenoxyethanol un conservante fra i più utilizzati nella cosmesi bioecologica italica ma  eliminato dal Cosmos standard  , l’Ammonium lauryl sulfate un tensioattivo prontamente biodegradabile con semaforo verde da Biodizionario e ingiustamente non ammesso a livello europeo , la  Cocamido propyl betaina,  altro  surfattante molto discusso ecc. ecc.
Poter operare con flessibilità senza incorrere in costi di certificazione ogni  volta che si è costretti a modificare una formula , pone dei vantaggi non indifferenti in termini di innovazione.
Altra considerazione : i costi
Contenere il più possibile i costi della certificazione per un’azienda che vuole restare piccola e non ha  ambizioni di diventare industria, significa anche poter offrire al suo pubblico prezzi alla portata di tutti perché le spese di certificazione incidono sul prezzo finale del prodotto e avvantaggiano le grandi aziende che non hanno problemi a sopportarne l’incidenza sul prezzo con una distribuzione su scala nazionale.
I  costi che un’azienda deve sostenere se vuole aderire ad un disciplinare bioecologico privato non son cosa da poco : c’è una  quota di iscrizione annua,   il pagamento relativo ad ogni visita ispettiva , le  royalty sul venduto , gli eventuali controlli ed analisi di laboratorio che sono a carico dell’azienda ecc…..si arriva anche a diverse migliaia  di euro/anno
Alla fine dell’anno chiunque comincerebbe  a riflettere e pensare che quei soldi potrebbero  essere investiti  meglio,  per es. in ricerca e sviluppo di prodotti innovativi, nel migliorare la qualità di quelli esistenti, , nel dare alla propria clientela un servizio migliore o rinnovare e mettere all’avanguardia i propri  impianti di produzione ecc.

E’ vero anche il detto che “in casa propria tutti si danno ragione” si è vero ma solo quando viene a mancare un sistema di controllo esterno che verifichi il rispetto di alcune regole.
Il Codice verde si è posto il problema di dare credito al proprio disciplinare volontario e il modo più concreto di realizzarlo è stato quello di aprire le porte del laboratorio alle visite di chiunque fosse interessato a prendere coscienza di come avvengono le produzioni , mettendo i consumatori-visitatori al pari di agenti ispettivi e in condizione di poter accedere a tutte le informazioni che l’azienda ha a disposizione e che vengono richieste normalemte dagli organismi di controllo durante la visita ispettiva
In date stabilite l’azienda apre le porte del proprio laboratorio all’ispezione di chiunque sia interessato a prendere coscienza di come avvengono i pricipali processi produttivi
A queste persone viene mostrato come si ottengono gli estratti a partire da piante coltivate con metodo biologico , gli ingredienti da coltivazione biologica e le più comuni materie prime che servono a realizzare emulsioni ecc.ecc.
Durante la visita gli ispettori-consumatori possono documentarsi su tutte le operazioni inerenti l’acquisto, il carico e lo scarico dalle formule degli ingredienti da coltivazione biologica , il calcolo in formula delle percentuali di biologico nel prodotto finito ed hanno accesso alla documentazione che ne attesta l’origine biologica .
Sono scelte che possono non essere condivise ma che nulla tolgono a loro valore e credibilità come finora hanno riscosso tra le persone che hanno visitato l’azienda in questione
L’accesso alla giornata porte aperte è allargato a tutti indistintamente a chi vuole approfondire meglio le proprie conoscenze , a chi vuole sincerarsi su come lavoriamo , a chi vuole solo curiosare … non ci poniamo mai la domanda di chi viene a farci visita

Biodizionario
E’ una guida al consumo consapevole dei cosmetici
E’ un lavoro poderoso, ma è l’unico supporto di questo tipo esistente in Italia, utile  a tutti indistintamente sia per chi voglia imparare e chi non voglia farsi “fregare” da multinazionali senza scrupoli o da produttori senza la necessaria coscienza o professionalità.

I semafori che troverete nei risultati vanno così interpretati:

 due semafori verdi: vai che vai bene
 un semaforo verde : accettabile
 un semaforo giallo:ci potrebbero essere dei problemi ma, tutto sommato si può chiudere un occhio soprattutto se il componente è alla fine degli ingredienti
 un semaforo rosso : grandi problemi, se ne sconsiglia l’uso a meno che sia il solo componente pericoloso e che sia tra i componente presenti in misura minore (cioè elencato alla fine della lista INCI)
 due semafori rossi inaccettabile



Attualmente sono conosciute esattamente 6205 sostanze che possono essere impiegate nella produzione di cosmetici. Fabrizio Zago , che ne è l’autore indiscusso, ne ho catalogate “solamente” 4947, cioè quelle che si usano più frequentemente.
Le regole del BIODIZIONARIO possono essere riassunte nei seguenti punti:
1 – quello che troverete interrogando la ricerca è il personalissimo punto di vista di Fabrizio Zago
2 –E’ un dizionario in continua evoluzione e viene aggiornato costantemente .
– Per la ricerca degli ingredienti è importante inserire il nome  INCI come riportato sulle confezioni dei prodotti
4- Tenere ben presente che la composizione di un prodotto cosmetico è in ordine decrescente e quindi se trovate un prodotto inaccettabile con semaforo rosso all’inizio della lista è grave, molto meno se si trova in fondo alla lista.

Autore: Porto Pietro

Bibliografia:
-Stefania Abenante “ Aggiornamenti sui sistemi di certificazione”  L’Erborista n° 7 sett-2009
-Giovanna Cataldi, Riccardo Anouchinsky, Rosanna Gasparri, Marisa Boggian, Mario Zappaterra” in “Cosmesi biologica : certificazione e marchi”    Kosmetica n° 9 Dic. 2009
-Elena Perani “La sfida del bio”   Kosmetica n°9 Dic. 2008
-Elena Perani “Inquina meno il cosmetico col fiore”  Kosmetica n°7 ott. 2007

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